Coldiretti, De Pascale (Emilia Romagna): da Commissione Ue scelte incomprensibili su agricoltura e intera economia europea. L’INTERVENTO INTEGRALE

Coldiretti, De Pascale (Emilia Romagna): da Commissione Ue scelte incomprensibili su agricoltura e intera economia europea. L’INTERVENTO INTEGRALE

“Oggi, in questa piazza, si respirano due sentimenti: da una parte, l’orgoglio dei soci e delle socie di Coldiretti, dei suoi dirigenti, di chi lavora ogni giorno per questa grande organizzazione; dall’altra, il grande affetto dei bolognesi e degli emiliano-romagnoli.”

Così il presidente della regione Emilia Romagna, Michele De Pascale, nel corso del suo intervento al Villaggio Coldiretti di Bologna.

“E dobbiamo dircelo: oggi, forse più che in passato, molti dei sentimenti e dei temi che ha sollevato il segretario Gesmundo sono condivisi, popolari. La maggior parte dei cittadini e delle cittadine del nostro Paese è consapevole di ciò che è in gioco, dell’importanza che la politica agricola — italiana ed europea — ha per la nostra vita, la nostra cultura, la nostra identità e la nostra salute.”

LA POLITICA AGRICOLE EUROPEA E LA COMMISSIONE

Il primo punto riguarda la reazione incomprensibile della Commissione Europea di fronte alle difficoltà che stiamo vivendo. Non si tratta solo del mondo agricolo, ma dell’intera economia europea: l’atteggiamento verso il settore agroalimentare non è diverso da quello riservato alla manifattura.

Per questo abbiamo reagito unendo 149 regioni europee, che insieme hanno scritto alla Commissione e ai governi nazionali per chiedere un cambio di rotta. Qualche giorno fa sono stato attaccato per aver detto che la Presidente del Consiglio faceva bene a chiedere una revisione di alcuni parametri del Green Deal.

In Emilia-Romagna cerchiamo di non guardare al colore politico, ma al merito delle questioni. L’agricoltura è una competenza regionale, e ogni giorno mi chiedo se le nostre politiche riescono davvero a funzionare da Rimini a Piacenza. Perché l’agricoltura è un fatto territoriale, culturale, identitario.

E in una regione giovane come l’Emilia-Romagna — che unisce territori con storie e culture diverse — costruire politiche regionali efficaci non è facile. È possibile, ma non scontato. Gestire tutto a livello centrale, invece, è un errore. Non perché noi siamo più bravi di altri, ma perché la prossimità, la sartorialità e la conoscenza del territorio sono elementi fondamentali per fare bene.

CENTRALIZZAZIONE E COESIONE

Oggi, però, l’Europa ha deciso che l’intera politica di coesione passa a livello nazionale. In Parlamento, quando ne parlo, tutti mi danno ragione — ministri, colleghi, parlamentari europei. Eppure, quella Commissione europea qualcuno l’ha nominata: è figlia delle scelte dei governi nazionali. E se la Commissione imbocca una strada sbagliata — come nel caso del definanziamento o della centralizzazione — bisogna dirlo chiaramente.

Anche la recente revisione del Green Deal è stata, purtroppo, una montagna che ha partorito un topolino. Abbiamo comparti, come la ceramica o la chimica, che se non vedranno presto una revisione del sistema ETS, rischiano di sparire dal panorama europeo — e non tra trent’anni, ma tra tre.

L’agricoltura e la manifattura italiane hanno dimostrato al mondo che si può produrre in modo sostenibile, riducendo le emissioni e migliorando la qualità, rimanendo competitivi. Abbiamo migliaia di esempi che lo provano.

DAZI E COMPETITIVITA’

I dazi sono un problema serio, ma anche il segno che il mondo ha paura di noi. Ha paura del nostro saper fare, del valore del “Made in Italy”. Quando un prodotto straniero finge di essere italiano o impone dazi ai nostri prodotti, è perché sa che “italiano” significa qualità, sicurezza e salubrità in ogni parte del mondo. Ed è su questo orgoglio che dobbiamo continuare a combattere.

GESTIONE DEL TERRITORIO E POST ALLUVIONE

Qui con noi c’è anche il commissario Curcio, che si sta occupando della gestione degli eventi alluvionali. Stiamo lavorando all’ordinanza di semplificazione sugli indennizzi agricoli, insieme a tutto il sistema della bonifica.

L’Emilia-Romagna vuole diventare un modello di gestione del territorio. Sappiamo che dobbiamo cambiare alcune cose di noi stessi, e lo diciamo con trasparenza. Ma il lavoro di quest’anno, fianco a fianco con il commissario Curcio, ci ha insegnato una cosa: quando le istituzioni collaborano, quando si toglie la polemica e si lavora insieme, le cose cambiano davvero.

Abbiamo 149 regioni europee e parlamentari di ogni colore politico che condividono questa battaglia. Ora serve che anche il nostro governo unisca il Paese: avrà tutte le regioni al suo fianco. Non basta dire che non si deve tagliare la PAC, bisogna ottenere che non venga tagliata. Se accadesse, sarebbe un fallimento di tutti, anche dell’Emilia-Romagna.

SUSSIDARIETA’ E GESTIONE CONDIVISA

Chiudo con un principio per noi fondamentale: la sussidiarietà. È parte dell’identità di questa regione. Totale disponibilità, quindi, a fare un salto di integrazione nella gestione delle pratiche, nella collaborazione con i consorzi e con gli imprenditori agricoli. Dobbiamo creare meccanismi di integrazione del reddito agricolo per attività di pubblico interesse nella gestione del territorio — con serietà, senza demagogia, ma con concretezza.

ACQUA, ENERGIA E LOGICA EMERGENZIALE

E infine, un tema che tocca tutti: l’acqua. Pochi giorni prima dell’alluvione del maggio 2023 — che ha colpito duramente questa terra, la mia terra — era stato nominato il commissario nazionale per la siccità. Sette giorni dopo, l’acqua travolgeva tutto.

Ecco il rischio che corriamo: passare da un’estrema all’altra. Due anni di siccità, e tutti parlano di siccità. Poi arrivano le alluvioni, e nessuno ne parla più. Stesso meccanismo per l’energia: quando i costi esplodono, apriamo alla speculazione senza abbassare di un euro la bolletta agricola.

Dobbiamo uscire dalla logica emergenziale. Le soluzioni vere sono complesse e integrate: grandi invasi, piccoli invasi, risparmio idrico, agricoltura di precisione, riutilizzo delle acque. Tutto questo insieme. Nessuna di queste soluzioni da sola basta, ma senza ciascuna di esse non vinceremo la sfida.

Ridracoli, citato prima, ne è l’esempio perfetto. Non esiste un romagnolo che non provi orgoglio per la diga di Ridracoli: una scelta coraggiosa degli anni ’70. Oggi quell’invaso è piccolo e va potenziato, ma è il simbolo di ciò che serve: interventi concreti, costruiti insieme ai territori, dal basso.

Vogliamo continuare a destinare risorse — sperando di poterle gestire — anche per quegli interventi diffusi e più piccoli, che arrivano prima e fanno la differenza. Le due cose, grandi e piccole opere, devono funzionare insieme. E da questa terra, sappiatelo, avrete sempre ascolto, soprattutto quando ci fate notare dove possiamo migliorare.

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