Raddoppia la pasta con grano 100% tricolore. Secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea, diffusi durante il World pasta day, il peso di quella tutta italiana sui consumi totali di pasta di semola secca è passato nel giro degli ultimi cinque anni dal 20% del totale a oltre il 40%, con ulteriori margini di crescita.
Un fenomeno spinto dalla sempre maggiore richiesta da parte dei cittadini di prodotti di origine nazionale, proprio a partire da uno dei simboli del Belpaese e della Dieta Mediterranea. La ricorrenza viene festeggiata oggi nei mercati contadini di Campagna Amica, con l’esposizione di paste e farine realizzate con grani antich salvati dall’estinzione, lezioni di sfoglia e laboratori “Mani in pasta” rivolti ai bambini per avvicinarli alle pratiche della lavorazione artigianale della pasta, showcooking con i cuochi contadini con i piatti rappresentativi della cucina tradizionale.
Il successo di penne e spaghetti tricolori testimonia l’alto livello raggiunto dalla produzione di grano nazionale ma, nonostante il favore dei consumatori, la filiera continua a dover subire attacchi da parte di trafficanti e speculatori che deprezzano il prodotto italiano favorendo un massiccio afflusso di quello straniero. I prezzi pagati agli agricoltori sono crollati di oltre il 40% rispetto a tre anni fa, mentre i costi di produzione sono saliti del 20% in cinque anni. In parallelo, le importazioni sono aumentate del 9% nel primo semestre 2025, con il Canada principale fornitore, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. Ciò aggrava la crisi del settore, anche per la mancanza di regole di reciprocità: il grano canadese può essere trattato con glifosate in preraccolta, pratica vietata in Italia.
Un fenomeno contro il quale ventimila agricoltori della Coldiretti sono scesi in piazza in tutta Italia per rivendicare una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, portando proposte concrete per risolvere la crisi, subito condivise dal Governo per voce del ministro Lollobrigida, dall’istituzione di una Cun Unica per superare il meccanismo delle borse merci alla pubblicazione dei costi medi di produzione Ismea per Sud e Centro-Nord fino allo stanziamento di 40 milioni di euro ai contratti di filiera.
L’obiettivo è rendere il grano italiano sempre più protagonista della filiera della pasta, che rappresenta uno dei simboli più noti dell’Italia nel mondo come dimostra il fatto che le esportazioni sono cresciute del +77% rispetto ad un decennio fa, trainate tanto dai mercati Ue (+68%) quanto soprattutto quelli extra Ue (+86%), arrivando nel 2024 a superare lo storico tetto dei 3 miliardi, secondo un’analisi Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga
Il primo acquirente a livello internazionale è la Germania con oltre 570 milioni di euro (437mila tonnellate), seguita dagli Stati Uniti con 491 milioni di euro (281mila tonnellate) e dal Regno Unico con 296 milioni di euro (237 mila tonnellate). I primi tre Paesi coprono da soli poco meno del 45% delle vendite italiane di pasta all’estero.
Tra i Paesi Ue che hanno visto crescere maggiormente nell’ultimo decennio le quantità acquistate di pasta italiana si segnala la Spagna con un +150%, mentre tra quelli Extra Ue primeggiano Stati Uniti (+103%) e Canada (+74%).
Proprio dal fronte americano arrivano però le prime preoccupanti anticipazioni dei dati di agosto che vedono un calo del 21% in valore rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Un segnale che non vanifica i risultati fatti registrare nel 2025 negli Stati Uniti (+5% nei primi otto mesi), ma che inducono ad interrogarsi sui possibili effetti a lungo termine dei dazi imposti dal presidente Donald Trump, soprattutto alla luce del pericolo di portare le tariffe aggiuntive sulla pasta al 107%.
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