Il blocco francese delle esportazioni di bovini, a causa della Dermatite nodulare bovina (malattia comunque non trasmissibile all’uomo), preoccupa il mondo agricolo italiano, che dalla Francia acquista i broutard, i vitelli da carne destinati all’ingrasso. Nei giorni scorsi, in seguito alla diffusione della malattia che dalla Savoia ha raggiunto i Pirenei, il ministro francese Annie Genevard ha infine annunciato venerdì “il divieto di qualsiasi uscita di bovini dal territorio metropolitano” fino al 4 novembre. E la Francia è il primo fornitore di bovini, con una quota di mercato del 70 per cento.
Nel 2024, secondo le cifre dell’Institut de l’Elevage, riportate dal quotidiano La Tribune, la Francia ha esportato 940.000 vitelli (bovini di 4-15 mesi), per un valore di 356 milioni di euro, soprattutto verso l’Italia e la Spagna (che rappresentano rispettivamente il 61% e l’11% delle destinazioni).
La misura di divieto all’export di bovini vivi è stata decisa dalla Francia per tentare di eradicare la malattia, dal momento che gli abbattimenti preventivi e l’avvio di una campagna di vaccinazione non sono finora riusciti a contenere.
“La notizia del blocco alle esportazioni ci crea non poca preoccupazione, perché questa sospensione creerà un buco negli approvvigionamenti e ci ritroveremo la prossima primavera con un calo di bovini da carne per la macellazione, rendendo ancora più fragile il sistema italiano, che già oggi non arriva a produrre il 50% della propria carne bovina”, commenta dalla Fazi di Montichiari il presidente del Consorzio Lombardo Produttori Carne Bovina, Massimiliano Ruggenenti.
Prudente la posizione di Giovanni Filippini, direttore generale Salute animale del ministero della Salute. “Gli effetti del blocco sono complessi e importanti – ammette -. E molto dipenderà dall’attuale scenario epidemiologico francese. Stiamo aspettando il prossimo 4 novembre per capire innanzitutto se riapriranno le frontiere, per capire se vi saranno altre situazioni con focolai e capire anche quale sarà l’andamento della vaccinazione. Successivamente, in caso di riapertura delle frontiere, faremo una valutazione del rischio nell’importare comunque animali che vengono da un territorio dove in questo momento vi è una circolazione virale importante. Dovremo essere molto prudenti e determinati nell’applicare le eventuali azioni necessarie per proteggere un patrimonio zootecnico importante come quello nazionale, ponendo attenzione ai negoziati con la Francia e con la Commissione europea. Bisogna essere sempre prudenti”.
Per il futuro, prosegue Ruggenenti, “la grande sfida sarà affrontare il tema della biosicurezza in allevamento, perché, se come allevatori abbiamo fatto passi in avanti sul fronte del benessere animale, dobbiamo ora investire per adeguare gli allevamenti sul fronte della bio-security”.
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